Baricco: lo storytelling e la scrittura creativa
Baricco e lo storytelling
Lo storytelling è diventato sempre più di moda, e schiere di giovani si iscrivono ai corsi di scrittura creativa, tra cui spicca la scuola di scrittura di Torino diretta da Alessandro Baricco, la Scuola Holden. Baricco il quale ci ha regalato una lezione aperta a tutti attraverso lo streaming di Repubblica.
La lezione è stata la solita prova da incantatore, in cui in un’ora il Nostro ci ha parlato dello storytelling e ha giocato sulla replicabilità delle storie, facendoci vedere come uno stesso schema possa mutare significato a seconda del contesto in cui viene usato. Grande prova di affabulazione, ma zero teoria, e dunque siamo rimasti incantati dalla solita abilità narrativa e dalla cultura di Baricco, senza capire davvero che cosa è accaduto. Evidentemente per la teoria occorrono altre lezioni. E allora, in mancanza di meglio, proviamo noi a tirare fuori un po’ di considerazioni sulle cose che Baricco ci ha illustrato, per capire come replicarle nelle nostre prove di scrittura.
La lezione di Baricco: Alessandro Magno e Calaf
Vediamo però di che cosa ha parlato lo scrittore di fronte a un pubblico di giovani – affascinati e perplessi – di un liceo classico torinese. La prima storia narrata è vicina alle cose che degli studenti del classico conoscono: la storia di Achille, l’eroe omerico. Quando si ha a disposizione un esemplare così straordinario, il primo supereroe della letteratura, è facile lavorare, specialmente se si è dotati di ambizione e mezzi. Ecco che Alessandro il Grande si ispira al modello di Achille, si dichiara sua reincarnazione e guida i Greci a lui contemporanei a una nuova conquista dell’Oriente, così come contro i troiani aveva fatto l’antico eroe. Giulio Cesare, secoli dopo, si ispira a Alessandro, e quindi ad Achille, e conquista il mondo come aveva fatto il suo eroe (quale dei due?). E più recentemente, Napoleone si ispira a Cesare, in una catena di richiami e simboli che arriva sempre lì, sulla spiaggia di Troia. Le storie, alcune in particolare, sono forti, è la considerazione che ci viene da fare, e solo attraverso la nuova interpretazione di una storia già esistente possiamo aspirare a convincere chi ci è intorno. Ogni uomo di potere, ogni politico, ha a disposizione un numero limitato di storie; impadronirsi di una e reinterpretarla significa fare la propria di storia, segnare il futuro. E nella capacità di viverla bene, questa storia, sta il successo di un potere. Cesare è, nel caso di Napoleone, il conquistatore del mondo – come dice lui – o l’affossatore delle libertà repubblicane – come voleva Bruto e come ritengono gli oppositori di Napoleone? – Sulla risposta a questa domanda si gioca il destino e il consenso di un personaggio, che comunque, conquistatore o liberticida, si è impossessato di una storia e nel ha fatto il proprio emblema.
La seconda storia che Baricco ha narrato ci riporta ai luoghi comuni: una stessa storia può essere rinarrata per dire cose diverse. Questa volta siamo sul terreno della pura fiction, la storia è quella di Turandot, interpretata da Puccini nella sua ultima e famosissima opera. Qui Baricco ci ha mostrato la stessa situazione, la famosissima aria “Nessun dorma”, cantata da tre personaggi in situazioni diverse: sul palcoscenico in costume, in un concerto dedicato a arie diverse, in un talent. Il significato è diverso, questo è evidente. Ma vediamo perché. La storia è la vicenda narrata, ma la storia è anche il narratore. Nel primo caso assistiamo a una vicenda in cui in primo piano è l’opera, e quindi Puccini. Nel secondo – il concerto in cui Pavarotti canta diverse arie e canzoni di autori diversissimi – quel che emerge è il personaggio/cantante, non quello della storia: stiamo vedendo e ascoltando Pavarotti, non il principe Calaf (cioè il personaggio che canta l’aria). Nel terzo caso abbiamo un melodramma nel melodramma: un personaggio ordinario e imbranato, cantando l’aria si trasforma da brutto anatroccolo in cigno, incantando platea e giuria. Non solo il narratore modifica la storia, ma il contesto – il frame attraverso cui la storia è narrata – modifica il significato.
Sintesi teorica per aspiranti di scittura creativa
Proviamo a riassumere i concetti che Baricco ci ha indicato, ma non ci ha spiegato (e quindi mi assumo io la responsabilità).
- Esiste un patrimonio di storie che si ripetono: è un archivio da cui tutti traiamo le nostre risorse
- Le stesse storie cambiano, perché cambiano le persone che le narrano (e le incarnano)
- Le stesse storie si modificano nella misura in cui si modificano i contesti con cui le storie vengono narrate. Un conto è Calaf vestito da Calaf, un conto è Pavarotti che canta la parte di Calaf vestito da Pavarotti.
Per il resto, ci ha detto Baricco, iscrivetevi alla Scuola Holden, ma questa è un’altra storia: il marketing di Baricco e non la sua lezione. Una scuola di scrittura la troviamo anche altrove.